Industria 4.0: pruduzione, cultura, intelligenza

9 / 2017     RU / ITA
Industria 4.0: pruduzione, cultura, intelligenza
Valentina Aprea Assessore all’Istruzione, Formazione e Cultura di Regione Lombardia
Un politico con una vastissima esperienza nell’ambito della cultura e dell’istruzione ci racconta di come l’integrazione della scienza, dell’arte e delle innovazioni ha reso Milano e il territorio intorno una delle regioni più ricche d’Europa.

СТИЛЬ: Dottoressa Aprea, è ormai risaputo che Milano è uno dei centri mondiali di storia, di moda, di design. Esistono però anche altri punti di crescita nella cultura di Milano dei quali non siamo a conoscenza?
VALENTINA APREA: Ha ragione quando afferma che Milano è per eccellenza sinonimo di storia, di moda, di design. Oggi possiamo aggiungere che è anche il luogo dello sviluppo di prestigiose architetture urbane che stanno modificando il volto e le funzioni di intere aree, avvicinando sempre di più la città alle grandi metropoli mondiali. Non solo, a Milano si concentra il 70 % delle start up innovative nei settori delle tecnologie, della comunicazione e della manifattura. E vorrei sottolineare anche che la Lombardia vede ogni giorno la registrazione di 50 brevetti, il che la rende capofila dell’innovazione in Italia. Proprio tenendo conto di queste eccellenze, l’Assessorato all’Istruzione, Formazione e Lavoro che io dirigo, punta molto verso un modello chiamato di «istruzione duale» fondato cioè su un forte apprendistato in alternanza scuola- lavoro e su un’istruzione superiore immediatamente professionalizzante.
Nello stesso tempo, non dimentichiamo il patrimonio storico culturale della Lombardia. In questo ambito puntiamo sul trend che ci è stato suggerito addirittura dall’Unesco, che ha collocato nella nostra Regione, ben 11 dei 35 siti italiani definiti Patrimonio dell’Umanità, per cui la Lombardia si presenta oggi come la regione italiana con la maggiore concentrazione di patrimoni culturali: dall’archeologia preistorica e industriale, alla pittura, alle bellezze naturali e architettoniche, fino al «Saper Fare Liutaio» un sito immateriale che è stato riconosciuto alla città di Cremona. Naturalmente, tra i settori che beneficiano di più del patrimonio artistico-monumentale- culturale lombardo, c’è il turismo. Il binomio cultura/turismo in Lombardia incide per il 47 %della spesa turistica complessiva in Italia: nella nostra regione la cultura, nelle sue varie dimensioni, rappresenta quindi anche un importante contributo alla creazione di ricchezza per l’intero Paese.
Come mettete in pratica la strategia scelta per lo sviluppo della regione? Potrebbe condividere con noi dei metodi di lavoro?
Lavoriamo intercettando e raccogliendo gli impulsi che ci provengono dai principali attori sociali ed economici con i quali siamo costantentemente in contatto e con i quali collaboriamo, ma anche osservando e analizzando l’evoluzione in atto in tutti quei settori di attività che necessitano di conoscenze sempre nuove, di capacità di adattamento ai nuovi saperi, di professionalità in grado, a loro volta, di produrre e inventare innovazione continua. In Lombardia, il mio Assessorato, anche grazie all’unificazione delle deleghe all’Istruzione, alla Formazione e al Lavoro, ha realizzato un alto livello di integrazione del sistema delle politiche dell’istruzione e del lavoro, facilitando così il dialogo fra scuola, imprese e giovani, e riesce ad accompagnare l’elaborazione della nuova visione del futuro a cui ho accennato prima, attraverso una governance partecipativa, che vede il coinvolgimento e la responsabilizzazione di molti e importanti stakeholder.
Come instaurate dei rapporti con gli imprenditori e come coinvolgete nel dialogo con loro i giovani?
Attraverso un confronto costante e molto approfondito, raccogliamo innanzitutto le esigenze delle imprese, che hanno necessità di nuove competenze e di intelligenza creativa, le esigenze dei giovani, che devono essere aiutati ad intraprendere e ad affermarsi nel rispetto delle diverse attitudini, inclinazioni e talenti di ciascuno.

UNESCO ha definito patrimonio dell’umanità
11 dei 35 siti italiani collocati in Lombardia. Inoltre, a Milano si concentra il 70% delle start up innovative nei settori delle tecnologie, della comunicazione e della manifattura in Italia

Inoltre, raccogliamo le esigenze dei territori che cerchiamo di mettere in grado di sviluppare il loro potenziale originale e creativo, anche attraverso la semplificazione di procedure e di passaggi istituzionali. Come esempio scelgo una fra tutte le misure che il mio il mio Assessorato ha attivato in questi anni nel settore dell’istruzione: l’ho denominata «Dote Merito» e sintetizza bene la nostra visione politica: selezioniamo, per gli studenti lombardi eccellenti, proposte di apprendimento attraverso esperienze dirette condotte in Italia, in Europa e nel mondo, in campo culturale, linguistico, scientifico, sportivo, tecnologico, turistico, che enti e imprese di qualità ci fanno pervenire. E tra queste esperienze sono contenta di poter citare anche quelle di conoscenza del mercato russo che un buon numero di studenti ha svolto a Mosca.
Ci sono stati momenti di crisi quando l’unico modo di sopravvivere per la Regione erano la cultura e il turismo? In una situazione simile come si può «pubblicizzare» la Regione in modo veloce ed efficace, cioè attirare gli investitori?
Per la verità, il turismo non è mai stato per Regione Lombardia l’unico modo di sopravvivere.
Basti pensare che nella classifica dei paesi europei pubblicata nel rapporto «Lombardia 2017» su dati Eurostat, il PIL pro capite della nostra Regione, quello, per intederci, che indica il livello di benessere della popolazione, si colloca, con un valore medio di 36.600 € per abitante, al di sopra della media europea che è di 30.000 €, e davanti persino alla locomotiva tedesca, attestata a un valore di 35.800 € per abitante.
Senza dimenticare che quasi un terzo dell’export nazionale è made in Lombardia e che nel 2016 più del 50 % delle imprese lombarde ha investito in tecnologie digitali avanzate che realizzano forme di automazione e di interconnesione dei processi produttivi (la cosiddetta industria 4.0). Per quanto riguarda l’attrattività di Milano e della Lombardia, mi viene spontaneo citare il successo planetario che ha riscosso l’Expo che si è svolto nel 2015 proprio a Milano e che ha avuto sicuramente un effetto trainante, in questi ultimi due anni, nei confronti di un afflusso turistico sempre più attento e qualitativamente selezionato, non solo in Lombardia, ma nell’intero Paese.
Secondo Lei, quali valori chiave dovrebbero essere alla base della cultura mondiale moderna ed essere promossi al livello regionale e statale?
Mi limiterò ad elencarne tre: Velocità, Flessibilità, Innovazione, che saranno, a mio avviso, le parole chiave dalla nuova rivoluzione industriale a livello mondiale. Si tratta di tre principi sfidanti, che derivano dalla consapevolezza che la competizione globale sarà incentrata sulla capacità di attrarre capitale umano e imprese innovative, in una continua contaminazione con i territori, le competenze e le tecnologie anche più lontani, e richiederà una forte permeabilità del sistema. Per Milano e la Lombardia, questa nuova fase internazionale significherà prepararsi alla sfida globale di un’ampia area geografica che dovrà diventare un grande hub economico. Promuovere condizioni di elevata competitività richiede sicuramente, da parte del decisore pubblico, l’impegno e la capacità di generare una forte cultura pro industria. Bisogna impegnarsi a spada tratta a sostenere delle imprese e dei talenti presenti sul territorio, sia per mantenerli lì dove operano, sia per aumentare l’appeal del territorio stesso. Noi siamo convinti, per esempio, che le imprese straniere che si insediano, hanno la capacità di far aumentare la competitività dei territori, piuttosto che quella di interi settori produttivi, proprio perchè portano occupazione, competenze, nuovi modelli di business.
A Suo parere, quali requisiti e competenze dovrebbero possedere le persone impegnate in ambito culturale? Per questo lavoro, quali competenze e abilità professionali sono richieste da Lei? Che libri legge, che film guarda?
Sicuramente dovrebbero essere in possesso di requisiti culturali avanzati, acquisiti sia attraverso i percorsi di studio, sia attraverso un impegno costante di ricerca e di aggiornamento. Coltivare istanze di tipo culturale è sicuramente garanzia di sviluppo in termini di crescita personale e sociale e quindi anche di competenze relazionali e di leadership: quelle che dovrebbero necessariamente far parte del bagaglio di ogni persona che si occupi della cosa pubblica.
Dal canto mio posso dire che seguo con interesse e passione la stagione lirica e concertistica del Teatro alla Scala di Milano, che mi consente di apprezzare al massimo livello le opere di artisti classici e contemporanei. Sul versante cinema e libri, la mie preferenze vanno, in materia di film, a quelli di azione, ma non disdegno la forma commedia, soprattutto francese. Per quanto riguarda le letture, in questi ultimi tempi sono particolarmente interessata alla letteratura scientifica e nello specifico alla saggistica in ambito di neuroscienze e di information technology.