Il futuro della famiglia all'epoca della rivoluzione digitale comunità di vita e amore

7 / 2018     RU / ITA
Il futuro della famiglia all'epoca della rivoluzione digitale
Olga Zonova (la duchessa Sansone), redattore generale della rivista LEADERS TODAY, e Renzo Pegoraro, presbitero della Chiesa Cattolica Romana, direttore scientifico della Fondazione Lanza, cancelliere della Pontificia Accademia per la vita
«Il grande interrogativo non è dove si trova fisicamente il figlio, ma dove si trova in un senso esistenziale, dove sta posizionato dal punto di vista delle sue convinzioni, dei suoi obiettivi, dei suoi desideri, del suo progetto di vita».

«La generazione dell’autismo tecnologico»

La rivoluzione digitale è sempre più veloce e penetrante, coinvolgendo tutti i momenti della vita e tutte le realtà dell'esistenza umana. La famiglia è profondamente coinvolta da questo fenomeno e qualche volta sembra travolta dal potere di Internet e dei social networks. Un volume recente «Generazione Cloud. Essere genitori a tempi di smartphone e tablet», pubblicato dalle edizioni Erickson, ben rappresenta le sfide attuali in questo ambito.
Papà Francesco, nell’esortazione apostolica «Amoris Laetitia» così si esprime: «L’incontro educativo tra genitori e figli può essere facilitato o compromesso dalle tecnologie della comunicazione e del divertimento, sempre più sofisticate. Quando sono ben utilizzate possono essere utili per collegare i membri della famiglia malgrado la distanza. I contatti possono essere frequenti e aiutare a risolvere difficoltà. Deve però essere chiaro che non sostituiscono né rimpiazzano la necessità del dialogo più personale e profondo che richiede il contatto fisico, o almeno, la voce dell’altra persona. Sappiamo che a volte questi mezzi allontanano invece di avvicinare, come quando nell’ora del pasto ognuno è concentrato sul suo telefono mobile, o come quando uno dei coniugi si addormenta aspettando l’altro, che passa ore alle prese con qualche dispositivo elettronico. In famiglia, anche questo dev’essere motivo di dialogo e di accordi, che permettano di dare priorità all’incontro dei suoi membri senza cadere in divieti insensati. Comunque, non si possono ignorare i rischi delle nuove forme di comunicazione per i bambini e gli adolescenti, che a volte ne sono resi abulici, scollegati dal mondo reale. Questo “autismo tecnologico” li espone più facilmente alla manipolazione di quanti cercano di entrare nella loro intimità con interessi egoistici», (N. 278).

Date ai figli le esperienze della vita reale

Prendendo la considerazione che la rivoluzione digitale mette a dura prova la famiglia, «comunità di vita e amore», e attingendo alla Rivelazione e alla visione antropologica cristiana, si possono individuare principi etici guida per affrontare tali sfide. Il Mistero dell’Incarnazione del figlio di Dio aiuta a comprendere il valore della nostra condizione umana e della «corporietà», per cui siamo chiamati a costruire nella storia esperienze vere, radicate nella nostra umanità, rispettose della nostra natura bio-psichica-spirituale.

Responsabilità etiche tra i coniugi/genitori, ossia l’impegno e la premura per una autentica relazione, includono:

1. Cura del dialogo, fatto di attenzione, ascolto, condivisione. È importante la comunicazione verbale e non verbale per una vera esperienza di dialogo. È importante inoltre avere del tempo e dello spazio per questo, durante la settimana, e specie nei momenti di riposo-festa. Gli strumenti digitali possono aiutare per comunicazioni veloci, per certe informazioni «di servizio», ma non possono sostituire o modificare il vero dialogo personale, «vis a vis», che coinvolge tutti i sensi delle persone.
2. Frequente scambio di opinioni e valutazioni, che chiedono approfondimento e discernimento, personali e di coppia. Non basta ricevere informazioni e notizie, bisogna anche sviluppare capacità di analisi e giudizio.
3. Attenzione alla privacy. Non bisogna mettere in rete informazioni sulla propria vita di coppia, su certe esperienze familiari, su aspetti delicati e riservati della propria vita familiare. Sarebbe meglio evitare Facebook, WhatsApp come forme di «pseudo amicizie» che rischiano di sacrificare tanti elementi di dignità, di confidenzialità, di riservatezza per qualche «brandello» di socialità.

La responsabilità dei genitori verso i figli include:

1. Educare i figli alla reciproca accoglienza e al senso di comunità. Si tratta di favorire l’esperienza di essere una comunità di persone capaci di amarsi concretamente, di condividere tempi e spazi, di avere pazienza e saper collaborare.
2Promuovere una sana ed equilibrata «realtà» e «fisicità», rispetto al «virtuale». È necessario riconoscere l’importanza della presenza fisica, del vedere, ascoltare, toccare, annusare la presenza delle persone della comunità familiare.
3. L’importanza delle «corporietà» come espressione della nostra umanità e della consistenza reale delle nostre relazioni.
4. Abitudine al dialogo. Bisogna insegnare ai figli ad ascoltare, a discutere ed a fare le proprie valutazioni. Sono tutte «virtù» da coltivare costantemente nel tempo.
5. Far crescere nei figli senso di responsabilità nell’esercizio della libertà e della gestione du sentimenti e volontà.
6. Insegnare anche il senso di «pudore», per cui non tutto va messo «in piazza». È importantissimo educare al senso del rispetto e prudenza verso i propri sentimenti, paure, speranze, Insegnare ad avere senso di riservatezza di certe emozioni ed esperienze, il che aiuta a saper discernere che cosa e come condividere nella rete ed anche a capire chi tra i cosidetti «amici» in realtà non è un vero amico
7. Educare al vero senso dell’amicizia che non lascia spazio alla superficialità, la limitatezza della conoscenza della persona e la non reale interazione tra le persone.
8. Evitare forme di violenza, aggressività, volgarità nel modo di comunciare.

Si tratta quindi di favorire «processi» di reale comunione, con i tempi che diventano componente fondamentale. Papà Francesco, nell’«Amoris Laetitia» ricorda: «Vale a dire, si tratta di generare processi più che dominare spazi. Se un genitore è ossessionato di sapere dove si trova suo figlio e controllare tutti i suoi movimenti, cercherà solo di dominare il suo spazio. In questo modo non lo educherà, non lo rafforzerà, non lo preparerà ad affrontare le sfide. Quello che interessa principalmente è generare nel figlio, con molto amore, processi di maturazione della sua libertà, di preparazione, di crescita integrale, di coltivazione dell’autentica autonomia. Solo così quel figlio avrà in sé stesso gli elementi di cui ha bisogno per sapersi difendere e per agire con intelligenza e accortezza in circostanze difficili. Pertanto il grande interrogativo non è dove si trova fisicamente il figlio, con chi sta in questo momento, ma dove si trova in un senso esistenziale, dove sta posizionato dal punto di vista delle sue convinzioni, dei suoi obiettivi, dei suoi desideri, del suo progetto di vita. Per questo le domande che faccio ai genitori sono: «Cerchiamo di capire “dove” i figli veramente sono nel loro cammino? Dov’è realmente la loro anima, lo sappiamo? E soprattutto: lo vogliamo sapere?». (№ 261).