LT: Come Lei ha contribuito allo sviluppo dell’azienda Trussardi?
MARIA LUISA TRUSSADRI: Dopo la laurea in economia e commercio, conseguita all’Università Cattolica di Milano, affianco mio marito, Nicola, con il quale già collaboravo, nello sviluppo e nella crescita dell’azienda di famiglia, la cui origine risale alla manifattura di guanti pregiati fondata nel 1911. Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta contribuisco, sia nell’ambito creativo che gestionale, alla crescita e al consolidamento del brand Trussardi, di cui nel 1992 divento vice presidente.
Cosa pensa che deve fare il made in Italy d’ora in avanti?
Il Made in Italy deve ora guardare avanti e proiettarsi verso il futuro lavorando sul concetto di «coesione tra tutti gli attori della filiera del tessile moda e presentandosi come un sistema unico, globale e coeso» e il made in Italy deve proseguire individuando in sostenibilità, comunicazione, digitalizzazione e formazione dei giovani, i temi sui quali è necessario trovare una linea comune per affrontare le sfide dei prossimi anni, senza perdere tempo. Come aziende, dobbiamo recontinuare a valorizzare il design e la creatività. È questo il primo driver del successo, unito alla ricerca, all’innovazione tecnologica e ad un approccio sempre più digitale per parlare ad un consumatore nuovo.
Il prodotto italiano ha saputo affermarsi in tutto il mondo ma il digitale sta cambiando le regole del gioco. L’Asia e la Cina in particolare rappresentano il futuro, in tutti i sensi: una domanda sconfinata è la fonte delle tendenze retail ed e‑commerce. Il supporto delle istituzioni è fondamentale per accompagnare le aziende nel loro sviluppo verso i mercati esteri attraverso misure fiscali, la tutela e promozione del brand Made in Italy con attenzione alle politiche internazionali che possono compromettere i numeri positivi del nostro export. C'è un'Italia appassionata e apprezzata nel mondo, che produce ricchezza puntando su qualità e innovazione. Un’Italia di cui essere orgogliosi, che sa essere innovativa, versatile, creativa, reattiva, competitiva e vincente.
Quali pensa siano stati reali fattori del successo del Brand Trussardi nell’ambito della competizione dei mercati internazionali della Moda?
Eccellenza e ricerche dei materiali, valorizzazione dei luoghi in cui si sono fatte le sfilate (Piazza Duomo, Scala, ecc.), le icone dei pezzi Trussardi sia nell’ambito moda, meravigliosi vestiti in pelle e i 2 profumi originari Trussardi Uomo e Trussardi Donna (nero e bianco) che da 35 anni sono i best seller. Definitivamente un sapiente mix tra tradizione e innovazione.
Se la Moda Italiana può essere dagli anni 80 in poi paragonata al Rinascimento italiano, quale parallelo si può fare tra arte pittorica, tra arte figurativa e creatività nella moda?
Certamente si può fare questo paragone, io preferisco affermare che non necessariamente ad una arte precisa del Rinascimento ma a tutto il fiorire di quelle attività artistiche e culturali che nel Rinascimento trovano la loro massima espressione. Per quanto riguarda il nostro Marchio Trussardi Levriero esso esprime proprio con il suo logo e lo scudetto sottostante alla testa del levriero il periodo delle nobili arti che i Signori dei Comuni fecero fiorire con la loro munificenza, basti pensare ai Medici a Firenze, gli Sforza a Milano e a tutti i loro successori.
Oltre la Sua famiglia e l’azienda quali sono state e sono le Sue attività oggi? Beneficenza, premi avuti e dell’interesse particolare per il Centro Dino Ferrari e per la Green Economy e in particolare la Green Ethic Economy nella Moda.
Tenuto conto dell’esperienza acquisita durante tutti questi anni e della mia particolare formazione economica e interesse per l’economia, sono da anni giornalista e ho scritto più di un centinaio di pezzi su Milano Finanza Fashion, su Libero, Il Giornale e altri quotidiani di settore. Sto mettendo a punto un libro in collaborazione con il Prof. Francesco Forte che sarà pronto entro la fine dell’anno, esattamente sul Fashion & Luxury in the Third millenium. Tengo lezioni da più di cinque anni all’Università di Roma La Sapienza proprio sull’economia della moda. Mi interesso di arte e sono collezionista di arte moderna e contemporanea e partecipo alle maggiori manifestazioni del settore (Art Basel, Biennale di Venezia, Miart Milano, Artissima Torino, ecc.) Mi occupo anche da 15 anni del sostegno della ricerca scientifica del Centro Dino Ferrari, malattie neurodegenerative e neuromuscolari, di cui sono Presidente, presso il policlinico di Milano e della Green Economy in generale e in particolare della Green Ethic Economy della Moda. Sono Vice Presidente della Associazione Honk Kong TDC di Milano tramite la quale mi interesso agli scambi Europa Cina.
La notevole esperienza che lei ha accumulato negli anni Le ha permesso quindi di diventare professore alla Sapienza e di insegnare Economia della Moda e Marketing. Cosa ci può dire della Sua attività di docente?
E’ un’attività molto interessante che mi permette con umiltà di trasferire ai miei allievi che vengono da tutte le parti del mondo non solo i fondamentali della moda/lusso e delle attività correlate ma anche di trasferire le esperienze personali vissute sul campo, il che mi è sembrato essere molto apprezzato dagli studenti che oltre alla teoria desiderano conoscere esperienze concrete. Ho visto che le studentesse russe hanno dimostrato particolare interesse e soprattutto entusiasmo per i casi concreti.
Lei ha fatto parte per più 10 anni della Camera Nazionale della Moda Italiana. Che cosa ci può dire della Sua esperienza e della importanza di questo Istituto per la divulgazione della moda italiana nel mondo?
La Camera Nazionale della Moda Italiana è importantissima, essenziale e preziosa sia per l’organizzazione degli eventi correlati alle fashion weeks sia per le relazioni internazionali con le varie Camere della Moda nel mondo e con le istituzioni governative, pubbliche, private, che sono legate e interagiscono nel settore moda, industria, commercio, comunicazione. Nel terzo millennio, banale dirlo, è fondamentale il lavoro digitale sul web che la Camera sta facendo con importanti risultati. Tutto ciò permette di creare sinergie con essa a vantaggio di tutti, non ultimo, il consumatore.
Quali pensa che siano i fattori principali del successo del made in Italy della Moda nel panorama globale?
Si dice che le italiane e gli italiani siano i più eleganti del mondo e questo è già un presupposto da cui partire per evidenziare che il prodotto moda italiano «bello e ben fatto» è conosciuto, stimato ed apprezzato ovunque. Ci sono poi le radici della tradizione rinascimentale italiana che continuano. L’innovazione e i new trends alimentano sempre il grande albero della Moda. Così come la genetica creativa ed estetica dei designers di moda in senso stretto e di quanto attiene alla decorazione, ornamento, che fa parte di tutto l’environment del bello.
Se la creatività è fondamentale perché un Marchio venga amato, quali sono secondo Lei, gli altri fattori indispensabili non solo per il successo ma per mantenerlo?
E’ una domanda difficile come pure la risposta. A parità di consistenza di tutti gli altri fattori che caratterizzano un brand penso che la comunicazione sia fondamentale ma anche la coerenza e non si può negare, come spesso è avvenuto nella storia, che la casualità e le opportunità giochino un ruolo positivo o negativo sia nella fase iniziale di un Brand sia nel suo processo evolutivo per mantenere il successo.
Che cosa pensa dei nuovi stilisti russi e in generale della Moda Russa e del suo sviluppo?
Io conosco i maggiori rappresentanti della moda russa di oggi (Rubchinskij, Nina Donis, Yulia Yadryshnikova, Nnedre, Walk of Shame ecc.). Faccio i complimenti a questi nuovi players dello stile per la loro creatività e competenza e nello stesso tempo li esorto a continuare perché la strada è lunga. Devono pensare che hanno cominciato da poco mentre i brand di altre nazioni come Francia, Italia ed America hanno una nutrita storia nel tempo che risale a più di mezzo secolo e per la loro affermazione sono stati sinergicamente aiutati dalla cinematografia, dalla musica e da tutti i media compresi negli ultimi periodi i social nel digitale. Ma la moda russa può incontrare fattori casuali e opportunità, come ho già detto in altre risposte, colte al volo, per imporsi definitivamente nel panorama mondiale. Faccio i miei più fervidi auguri.
Il patrimonio culturale della Russia è grande e ricco. Ma perché i designers russi non sono cosi famosi a livello mondiale come quelli italiani o anche altri europei?
Premettendo che Il patrimonio culturale russo molto ricco e caratteristico, già consacrato dai grandi scrittori della letteratura dell’800 e del 900 (Tolstoj, Dostoevskij, Cechov, Majakovskij, Gor’kij, Solzenicyn, Brodskij) dai pittori dell’avanguardia russa (Maleich, Kandinskij, Kabakov, Bakst), dai balletti russi di Diaghilev e il famosissimo Rudolf Nureyev, dai geni musicali Tchaikovsky, Rimsky-Korsakov, Musorgsky, Borodin, Rachmaninov, Stravinsky, Prokofev, è una piattaforma a cui i giovani posso/devono attingere, e far emergere la vera anima della loro Terra.
Come già dicevo nella risposta precedente ci vuole tempo, tanto tempo, ma guardando anche le avanguardie russe contemporanee nel campo dell’arte mi rendo conto che il cammino potrebbe essere anche più breve.
Che cosa pensa dei due maggiori gruppi di Moda come LVMH (Arnaud) e Gruppo Kering/Gucci (Pinault)? Pensa che stiano oligopolizzando il mercato della Moda?
I gruppi LVMH e Kering/Gucci sono 2 gruppi che fanno molto bene e hanno ottenuto e ottengono grandi successi. Tengono altissimo l’interesse dei consumatori nel mondo sulla moda e i loro prodotti (in gran parte fabbricati in Italia) sono diventati iconici e fondamentali per il lusso. Secondo me parlare di oligopolio è eccessivo perché se guardiamo i numeri la somma dei fatturati di questi due players è controbilanciata dalla somma di tutti gli altri players. Quindi ognuno fa il suo gioco e siamo in libero mercato di concorrenza.
Coco Chanel ha scoperto e ha dato la vita a «little black dress», Hermes è famoso grazie alle sue fantastiche borse Birkin e Kelly, Dolce & Gabbana adorano i corsetti. Quale dettaglio di vestiti fa lo Stile Trussardi unico ed irripetibile?
Uno sporty-dress in morbidissima pelle inconfondibile, dove si sommano la bellezza e la sensualità della materia con impeccabile design. Ormai già da anni lo sporty-chic continua ad essere trendy anche nelle occasioni più eleganti, come possiamo notare negli eventi mondani delle celebrities.
Come sappiamo benissimo Nicola Trussardi era una persona molto creativa. Era interessato in tutto: Ballet, opera, teatro, era anche coinvolto nel settore del design di mobili, ha creato ed elaborato design di biciclette, telefoni, yacht! Non vi sembra che è un po’ simile con un’altra famosa persona d’Italia — Leonardo Da Vinci — che fu un genio creativo e previde molte novità ed invenzioni del suo tempo?
Il paragone mi sembra azzardato. Leonardo fu un genio del suo tempo e di tutti i tempi. Nicola Trussardi è stato geniale nell’ambito della creatività con le sue molteplici intuizioni e anticipazioni di fenomeni che presero piede in seguito e produzione della moda italiana in senso lato che si è affermata nel mondo.
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