«Un vero leader si distingue per il sacrificio disinteressato per il bene»

5 / 2019     RU / ITA
«Un vero leader si distingue per il sacrificio disinteressato per il bene»
Joseph Werth vescovo cattolico della Diocesi della Trasfigurazione a Novosibirsk
«Per ognuno dei sette miliardi di abitanti della Terra il Signore ha il proprio piano: lui sa chi sarà un semplice lavoratore e chi trascinerà dietro di sé le masse popolari» — il vescovo Joseph Werth riflette sulla natura della leadership.

LT: Monsignor Joseph, chi è un leader dal punto di vista della Chiesa?

JOSEPH WERTH: Le persone della Chiesa e le persone lontane da essa comprendono il fenomeno della leadership un po’ diversamente. I leader religiosi sono spesso soli nelle loro ricerche: per esempio quando nel passato i grandi santi si allontanavano dalla gente per decine d'anni, compiendo il loro pellegrinaggio verso Cristo, diventando così il punto di riferimento spirituale per migliaia di fedeli che dopo si recavano da quei santi cercando un consiglio o chiedendo loro una preghiera. Quindi un vero leader nella tradizione cristiana deve avere la capacità di auto sacrificio fino all'abnegazione. È curioso che anche nella vita laica non di rado si incontrino le persone che dimenticano di loro stesse per uno scopo preciso. Nel XVI secolo Ignazio di Loyola invitò i suoi compagni a seguire l'esempio dei mercanti spagnoli che partivano senza paura verso terre lontane per aumentare la loro ricchezza. In questa maniera Sant’Ignazio esortava i sacerdoti a seguire con più zelo gli obiettivi spirituali. Bisogna tenere conto però che il sacrificio che ha come base motivi di lucro non fa dell’uomo un leader. Tutti noi conosciamo gli esempi di quando le opere di bene vengono compiute a scopo di ottenere il riconoscimento pubblico. Però solo un servizio disinteressato al bene può formare una degna personalità, un uomo dalla U maiuscola. Mi sono noti esempi di benefattori come questi — gli ex-milionari che hanno fallito, aiutando i sofferenti. Alla fine delle loro vite vivevano in povertà, abbandonati da tutti i parenti benestanti, ma erano assolutamente felici, perché avevano dato tutto quello che avevano per il bene comune.

Dunque l’autosacrificio disinteressato è la qualità base di un vero leader. Ma saranno tutti capaci di un’eroica impresa spirituale come questa?

Qui sarebbe opportuno citare San Paolo apostolo che nella sua lettera agli Efesini scrive: «Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri…» Oggi sulla Terra vivono sette miliardi di persone — potrà mai essere ognuno di loro un leader? Ricordiamo la parabola dei talenti: tradizionalmente viene portata come esempio quando si vuole ricordare che l’uomo durante tutta la propria vita deve far crescere le ricchezze spirituali. Bisogna notare però che in questa parabola Dio consegnò a ciascuno un numero di talenti diverso. Quindi per ognuna di queste persone il Signore ha il proprio piano: lui sa chi trascinerà dietro di sé le masse popolari e chi sarà un semplice lavoratore di cui non parlerà mai nessun giornale. Cercare la volontà di Dio, realizzare il piano del Signore — ecco il compito di ogni persona. Chi con più precisione seguirà questo piano nella sua vita e più sarà bello il suo percorso, farà più bene al mondo e alle persone che lo circondano.

Quindi non ha senso mirare alla leadership né nella professione né nella vita in generale?

Nella cultura russa c’è un bellissimo proverbio: aiutati che Dio t'aiuta (anche in Italia, n. d.t.). Mentre la mia mamma diceva, citando sempre Sant’Ignazio: «Prega come se tutto dipendesse da Dio e lavora come se tutto dipendesse da te». Perciò cercare di diventare migliori è assolutamente necessario, e per una persona credente questa aspirazione è il percorso di compimento della volontà di Dio. Se si segue con diligenza questo Percorso, tutto va per il meglio, sia nella famiglia che nel lavoro ed in altri campi della vita.

Ma se il percorso verso la leadership è un percorso di auto sacrificio, cos’ha di bello?

Ogni vittoria spirituale può essere paragonata ad una piccola scoperta dell’America dentro di sé. Immaginatevi che ci sia qualcuno che vive tutta la vita senza sapere dell'esistenza di un enorme continente nel suo mondo interiore. Se la crescita spirituale fosse una cosa di routine, non credo che migliaia e migliaia di persone seguirebbero Cristo con tanta determinatezza. I frati ad esempio rinunciano alla ricchezza, alla felicità familiare ed addirittura alla società umana per dedicarsi completamente alla conoscenza del proprio mondo interiore. Mi ricordo che quando studiavo al seminario di Kaunas ed ero già al secondo o al terzo anno, dopo l’ammissione dei nuovi studenti sono venuti da noi ragazzi giovanissimi. Parlando con uno di loro, gli ho chiesto: «Ma tu sai che cos’è la riflessione?» — «Se non lo avessi saputo, non sarei arrivato qui», — ha risposto lui. Chiaramente non solo i monaci ed i preti praticano la preghiera profonda. Il compito della Chiesa è quello di aiutare il maggior numero possibile dei credenti a svolgere una vita spirituale consapevole. Quando questo avviene, il credente esegue le prassi spirituali non perché ha paura di finire all'inferno, ma perché lo status meditativo della preghiera è una delle sensazioni più belle nella vita.

E cos’ha di più bello rispetto ai beni materiali che si possono comprare? Oggi il mondo offre dei piaceri incredibili a chiunque lo desideri.

Sant’Agostino, un uomo molto ben istruito e benestante, disse: «Ci hai fatti per Te, Signore, e il nostro cuore non ha pace finché non riposi in Te.».
Per questo i leader della chiesa sono innanzitutto Gesù Cristo, gli apostoli che furono quasi tutti martirizzati, ed i santi martiri. Nel loro sacrificio diventarono le persone più felici del mondo. È difficile da capire per una persona fuori dalla Chiesa, ma nel mondo spirituale una vera leadership è sempre collegata ad un'enorme responsabilità ed a volte anche al dolore e alla sofferenza. Una volta da Napoleone arrivò uno dei suoi ministri e disse: «Avrei una bella idea: creiamo una nuova religione per una Francia nuova!»
La risposta di Napoleone — un uomo che commise tanti peccati e reati, però comunque credente — fu: «Va bene, ma per riuscirci dovresti lasciarti crocifiggere». Il ministro rimase sbalordito, ma l’imperatore continuò: «Però nemmeno questo basterebbe. Il terzo giorno dovresti resuscitare».

Potrebbe nominare i leader di oggi che rispetta di più?

Naturalmente io conosco meglio i leader della chiesa, ma anche nel mondo laico ci sono tante bellissime persone che sono ottimi esponenti nell’ambito della scienza, della cultura, della politica. Il problema è che, dal mio punto di vista, oggi per la maggior parte delle persone lo scopo è avere il successo materiale: carriera, soldi, gloria. In passato si potevano incontrare persone con anima nobile molto più spesso. Ad esempio, Mstislav Rostropovich non era un santo, però quando in URSS cominciarono a perseguitare Solzhenitsyn, lo nascose nella sua casa in campagna. Un leader spirituale di rilievo fu Mahatma Gandhi. Non era cattolico, ma conosceva il cristianesimo e diceva addirittura: «Se tutti i cristiani avessero vissuto come insegnò Gesù Cristo, anch’io sarei diventato cristiano». Un ottimo esempio della leadership spirituale è stata Madre Teresa: incontrava i re ed i presidenti e poi tornava nel suo hospice a prendersi cura dei malati terminali. Posso inoltre citare l’esempio di una vera leadership dei nostri tempi. Papa Francesco ha incontrato le massime autorità politiche sudanesi per ammorbidire i loro cuori in qualche modo e tutto il mondo l’ha visto inginocchiarsi e baciare loro i piedi. Bisogna essere davvero un grande uomo di fede per fare un gesto del genere, ma lui l'ha fatto per mettere pace tra i popoli, salvare la gente dalla guerra e dalla fame. Pensando ai Capi di Stato di oggi, ai capi di grandi società, mi chiedo: hanno tantissimi soldi e tanto potere nelle mani, potrebbero diventare veri benefattori per i loro paesi ed i loro popoli e invece purtroppo sono pochi esempi così nella realtà.

Oggi esistono molti training di leadership. Potrebbe anche la Chiesa lavorare come una specie di istituzione di coaching performare dei leader «giusti» per la società?

La Chiesa ci sta lavorando ormai da più di 2000 anni ed in un certo senso proprio nella maniera in cui sta parlando Lei. Semplicemente Lei sta usando una terminologia più «moderna» — «training», «coach session», mentre noi diciamo «preghiera» e «confessione». Una persona che conduce una vita spirituale, cresce nella fede, nell'amore e nella speranza, di conseguenza acquisisce anche le forze per gli affari terreni. Per questo la Chiesa non fa «pubblicità» né a sé stessa né ai suoi «servizi», ma parla delle opere di Dio.

Certamente non la si può «pubblicizzare». Però forse bisognerebbe cambiare l'approccio con il mondo che, come ha detto Lei, si è allontanato da Dio.

La Chiesa non cambia il suo approccio con il mondo, ma cerca continuamente una lingua comprensibile per l’uomo contemporaneo per poter comunicare delle verità immutabili.