Le regole dell’educazione finanziaria dei banchieri italiani banche e crisi-2

3 / 2021     RU / ITA
Le regole dell’educazione finanziaria dei banchieri italiani
Giuseppe Ghisolfi Vice Presidente Gruppo Europeo Casse di Risparmio e Consigliere WBSI (Associazione Mondiale delle Casse di Risparmio) e del CNEL (Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro)
Questo articolo racconta del ruolo delle banche locali nel processo di formazione di un positivo clima economico sul territorio e della loro attività, della stabilità finanziaria e del supporto alle famiglie e alle aziende locali attraverso l’inserimento dei contatti più stretti e delle relazioni e comunicazioni di carattere più fiducioso con esse allo scopo di stabilire il bene comune.

Una sintesi mensile del libro «Lessico finanziario» di Giuseppe Ghisolfi, un famoso banchiere e scrittore italiano sarà pubblicato mensilmente dalla nostra rivista con il gentile permesso dell’autore.
Il nome di Beppe Ghisolfi viene alla luce ed appare nelle librerie italiane tra i volumi di economia e finanza. Grazie alla sua esperienza nel giornalismo, l’autore è riuscito a rendere queste tematiche molto interessanti ed avvincenti. L’attività principale di Beppe Ghisolfi è quella Vice Presidente Gruppo Europeo Casse di Risparmio e Consigliere WBSI (Associazione Mondiale delle Casse di Risparmio) e del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro). Il libro piacerà a qualsiasi persona anche se non interessata ai temi finanziari e sicuramente diventerà un suo entusiasta lettore. Il suo libro «Lessico finanziario», che spiega tutti i termini finanziari ed economici è pubblicato sul nostro giornale ogni mese con il gentile permesso dell’autore.
«E’ un dizionario con le voci più utilizzate dalla finanza. Ogni termine ha per autore un personaggio particolarmente qualificato. Ho scelto tra professori, banchieri, avvocati, professionisti, storici ed economisti tra i più preparati che io conosca. Credo che si tratti di un’opera veramente importante ma soprattutto utile in questi tempi dove anche se non ti occupi di economia, lei si occupa di Te».

Alberto Rizzo, Avvocato cassazionista, Consigliere della BCC di CherascoBanca locale e territorio
(Parte II)

Ed altresì, dovere forse ancora più categorico per ogni banchiere sta nel rendere manifesto il volto autentico delle banche, fornendo per un verso una puntuale e lucida delineazione circa l’indispensabile ufficio che esse rivestono di collante e sviluppatore del sistema imprenditoriale, e per l’altro verso, con l’avallo di iniziative che non è forse sbagliato qualificare di mediazione e divulgazione culturale, portando a conoscenza dell’opinione pubblica quell’insieme di elementi valoriali di matrice etica, socio-politica, tradizionale, laica o religiosa che presso ché ogni banca, pur con le specifiche differenze individuali, possiede nel proprio retaggio storico. La messa in chiaro di tali valori deve però respingere l’assimilazione a guisa di semplice espediente pubblicitario, di originale artificio di marketing. Sua autentica finalità sta nel costituirli a base di una rinnovata prassi, di un nuovo modo di «fare banca».

Infatti, dopo aver superato le inappropriate modalità di gestione del credito e della finanza (dai mutui subprime ai titoli derivati speculativi) che tanti problemi hanno arrecato a risparmiatori ed aziende, la sfida odierna che banche e banchieri devono raccogliere (vale a dire il suddetto «nuovo modo di fare banca») si incentra sull’essere sia patrocinatori di un riformato sistema economico capace di disciplinare a livello globale l’espansione incontrollata del capitale arginandone gli effetti negativi, sia fautori di un processo di rifidelizzazione dalle clientela basato sul caposaldo della socialità economica piuttosto che su indifferenziate e impersonali relazioni (si pensi ai tanto discussi rating). Affinché siffatti obiettivi possano essere raggiunti è innanzitutto necessario, restringendo il perimetro di discussione alle sole banche italiane, oltrepassare il convincimento, troppo di frequente imperante nelle banche stesse, che ormai è l’Europa intera anziché un circoscritto territorio locale da tenere a punto di riferimento.

In parallelo a detto convincimento è da valicare quello altrettanto diffuso che ritiene che nel disegno della recente normativa bancaria internazionale vi sarebbe l’intento di abrogare ogni rapporto di tipo personale tra banca, risparmiatore e territorio, e questo allo scopo di frazionare i rischi su un’area quanto più possibile vasta e di garantire al meglio il rispetto delle regole e delle norme statuite – se se ne scorge il risvolto ultimo, sostenere la tesi che le banche dovrebbero sciogliere ogni legame di tipo personalistico e localistico con la propria clientela può concorrere all’accentuazione del già crescente divario tra ricchezza e povertà (da una parte i ricchi che non richiedono alcuna «comprensione» alle banche in quanto per essi «parlano i numeri», e dall’altra parte i poveri che invece di «comprensione» ne abbisognano, essendo che i «loro» numeri non sempre risultano rappresentativi di un realistica situazione esistenziale).

La valorizzazione del territorio si ritiene possa quindi essere elevata a strumento privilegiato onde contribuire, a livello generale, ad efficientare il sistema economico, e nello specifico ad impartire rinnovata solidità a quello bancario. Ma valorizzare il territorio, vagliandone nell’essenza la nozione, significa rivitalizzare l’economia reale, la quale prende forma proprio a partire dai nuclei aziendali locali, dalla cui diffusione e stabilità viene a generarsi la massa cellulare che sorregge l’intero tessuto economico nazionale e sovranazionale.

Essere partner e supporto all’economia reale è però concepibile unicamente rimanendo a stretto contatto con essa, ossia con le persone che giorno dopo giorno contribuiscono a mantenerla dinamica con i loro sforzi ed il loro costante apporto di idee e progetti

Essere partner e supporto all’economia reale è però concepibile unicamente rimanendo a stretto contatto con essa, ossia con le persone che giorno dopo giorno contribuiscono a mantenerla dinamica con i loro sforzi ed il loro costante apporto di idee e progetti. Per evitare tuttavia che tale legame si decodifichi soltanto in un bel discorso da convegno, in pura retorica d’occasione, è indispensabile che esso venga attuato da istituti creditizi possedenti come effettivi principi genetici caratteristici ideali etici e deontologici. Grazie a codesti ideali si renderebbe possibile il conformarsi di rapporti banca-cliente improntati su vicendevole fiducia e scambievole collaborazione, nonché teleologicamente indirizzati più che al corrispettivo arricchimento al raggiungimento di quella particolare condizione economica e socio-politica rubricata con il titolo di bene comune. Tali istituti di credito sono additabili nelle banche locali (o, con terminologia più aggiornata, banche del territorio o territoriali): le banche di credito cooperativo, le casse di risparmio, le banche popolari.

Solidarietà, altruismo, mutualità, sussidiarietà, lotta all’usura, cooperazione alla libertà politico-economica e allo sviluppo sostenibile, assistenza creditizia e finanziaria, supporto alle famiglie e alle attività produttive, questi i più notori principi cardini plasmanti il sostrato permanente e la potenzialità distintiva della mission competitiva strutturante le banche territoriali.

Lungi dall’essere astratti e teorici archetipi o null’altro che vuote ma altisonanti parole di cui servirsi esclusivamente per irretire una sprovveduta clientela, quasi fossero dettami di una possibile «morale del gregge» (per citare una celebre espressione di Friedrich Nietzsche) da adottare nel contesto economico-bancario, i sopranominati principi altro non sono che l’effettiva concretizzazione della viva esperienze del radicamento nel territorio degli istituti in argomento, il cui modello di business si fonda su una logica di tipo relazionale e su una marcata interdipendenza con la comunità sociale e segnatamente con il contesto imprenditoriale residente delle proprie zone di insediamento.

Stante il tratto che discerne la peculiarità operativa delle banche del territorio, ossia la relationship lending, l’evenienza che esse hanno di fungere da normalizzatore del sistema economico e da riorientamento di quello bancario può prendere forma a patto che l’approccio di tipo relactional si spinga verso un precipuo ed irreversibile progresso evolutivo dovuto al superamento degli elementi di criticità e al rafforzamento dei caratteri tipici delle medesime banche del territorio.

Ravvisabili in maniera piuttosto evidente, le debolezze e le difficoltà delle banche territoriali sono sempre state riconosciute nell’acquisizione di competenze e risorse d’alto profilo da impiegare nella edificazione di processi gestionali di elevato standing all’interno delle aree crediti e finanza, nella scarsa applicazione di equilibrate economie di scala, nell’ottenimento di un portafoglio impieghi a sufficienza diversificante e frazionante il rischio, nell’ampliamento del ventaglio dei prodotti e dei servizi offerti alla clientela. Oltre all’emendare a tali difetti, sarà indispensabile ovviare, a causa del fenomeno moltiplicativo delle fusioni tra banche e delle aggregazioni all’interno di un Gruppo, alla progressiva inevitabile riduzione degli sportelli e all’accentramento delle sedi direzionali, eventi, questi, comportanti l’aumento della distanza funzionale tra banca e clientela nonché la perdita di parte di quel patrimonio di informazioni qualitative ottenute grazie alla vicinanza geografica e alla persistenza dei contatti intrattenuti con l’imprenditoria ed i nuclei familiari locali.

In merito all’evoluzione dei loro punti di forza, dovranno assumere anzitutto una condotta particolarmente proattiva verso il riflesso delle congiunture economiche sui mercati territoriali. Dovranno cioè essere in grado di assicurare una incisiva resistenza contro gli esiti recessivi dell’economia: scartando l’ipotesi del credit crunch; canalizzando sulle zone di competenza, mediante un più celere e fluido circuito dei finanziamenti, il risparmio in esse formatosi; compattando la gestione organizzativa della concessione dei prestiti all’interno di processi funzionali corti e snelli per quanto efficaci e normativamente ineccepibili; implementando la persistenza temporale delle relazioni di clientela mediante specifiche forme d’assistenze d’ordine tecnico-consulenziale, queste miranti a far sì che gli obiettivi reddituali e patrimoniali prefissati da famiglie ed imprese possano giungere a buon fine. 

In breve, le banche locali dovranno impegnarsi a divenire interlocutori privilegiati e collaboratori sinergici delle persone fisiche e giuridiche (e degli enti tutti) site entro la cerchia della loro prossimità territoriale di riferimento, e ciò con la finalità di cooperare al perseguimento di una prosperità diffusa fondantesi su una durevole sicurezza reddituale e finanziaria, in una parola con il proposito di conquistare l’ambita per quanto faticosa meta del bene comune.

Текст: Светлана Догадкина