Мusica: splendore delle nostre anime

3 / 22     RU / ITA
Мusica: splendore delle nostre anime
Marika Spadafino soprano

Marika debutta giovanissima come solista al Teatro alla Scala di Milano nelle Opere: “Gianni Schicchi“ con la regia di Woody Allen, „Rigoletto“, con il grande Leo Nucci, sotto la direzione di Daniel Oren, „Die Tote Stadt“ con la regia di Graham Vick e „Alì babà“ con la regia di Liliana Cavani. Ha debuttato diversi ruoli solistici in teatri Nazionali ed internazionali, tra cui il Teatro dell’Opera di Roma, dove all’attività di solista d’Opera affianca da giovanissima quella da Soprano I nel Coro.

LT: Marika, per cosa sali sul palcoscenico? Immaginiamo che non sia una questione di carriera, di soldi o di riconoscimento. Se togliere tutto questo, cosa rimane – come vedi il tuo compito umano, facendo il tuo mestiere?

MARIKA SPADAFINO: Il palcoscenico è la mia casa, sin da quando avevo 14 anni dalla mia prima esibizione pubblica, è il luogo dove ho sentito di poter dire di me tutto quello che non riesco a dire con le parole o con le mie azioni quotidiane. Quando ero una bambina di appena 3/4 anni “vivevo” letteralmente del tavolo della sala da pranzo, è lì che ho cominciato a cantare e a ballare per la mia famiglia, mi chiamavano “la pagliaccetta”. Quello è stato il mio primo Palcoscenico! Questo penso sia la ragione per la quale ogni palcoscenico mi fa sentire a casa, ritorno immediatamente bambina e libera di esprimere tutte le mie emozioni attraverso l’arte del canto con quella piccola incoscienza infantile che ti regala sempre tanta felicità innocente. Senza questo, il mio lavoro si ridurrebbe soltanto ad un semplice lavoro di obblighi tecnici, di regole musicali, ruoli relazionali e orari di lavoro. Il mio lavoro, è il lavoro più bello del mondo ed è “privilegiato” perché può  portare in alto, a volte ai massimi livelli, il lato umano ed emozionale di un lavoro. La famiglia che si crea con i colleghi del cast, dell’orchestra, delcoro diventa una vera famiglia, anche se temporanea, ma ognuno con il proprio ruolo affettivo e di complicità. Senza tutto ciò il mio lavoro non avrebbe alcun senso e smetterebbe di essere il più bello al mondo.

Per tutto il mondo La Scala è un brand ma pochi possono dire in modo concreto cosa c’è esattamente dietro questo brand. In che cosa consiste oggi la grandezza della Scala, compreso il teatro, l’accademia, la Filarmonica, le persone, il sistema di insegnamento, l’organizzazione degli spettacoli e il lavoro creativo in generale?

La Scala è davvero un grande Brand, è una grandissima macchina di lavoratori molto determinati nei loro ruoli, sostenuti da un marketing di alta qualità e di grande efficacia. Questo è un obiettivo comune a tutti i suoi organi interni, la grandezza del Teatro alla Scala punta ogni giorno in ogni sua forma a mantenere i propri standard stellari. C’è una grandissima professionalità in ogni settore, non è ammesso l’errore e ognuno svolge il proprio compito con grande dedizione e specializzazione. Credo sia proprio questo il segreto del suo successo.

E il Teatro dell’Opera di Roma? Quale posto occupa nella gerarchia dei teatri d’opera in Italia e nel mondo?

Il Teatro dell’Opera di Roma è il Teatro della Capitale d’Italia, è il secondo teatro più importante in Italia, dopo La Scala, e nel mondo è anche uno tra i più ambiti, per tradizione e storia. Tutti i più grandi cantanti e direttori hanno il Teatro di Roma nei loro curricula. Esso ha raggiunto il suo apice quando sono entrata a far parte del suo Organico Corale nel 2011, avevo 22 anni, mi ero laureata in canto da poco, e provai a fare il concorso per il Coro in questo grande Teatro, allora per me inarrivabile, e fui presa subito. Mi contattarono per il primo contratto per alcune produzioni con il Maestro MUTI, NON POTEVO CREDERCI!

Hai detto che per soprano in Italia è difficile costruire una carriera. Questo significa che la concorrenza è alta? Che cosa bisogna fare per brillare sul cielo musicale italiano?

Si è molto difficile, sicuramente bisogna studiare molto, poi bisogna possedere delle qualità spiccate vocali naturali, ma soprattutto bisogna incontrare le persone giuste al momento giusto che credano del tuo lavoro e che ti diano la possibilità di emergere, per brillare su tutti, darti quindi la possibilità di dimostrare quanto tu sappia fare e quanto le tue qualità siano superiori o uniche.

Come consideri il tuo livello oggi? Quanto è alto? C’è un’altezza che vorresti ancora raggiungere?

Molti soprani che emergono ad una età avanzata, altre cominciano molto giovani, ma in teatri minori. Io avendo cominciato giovanissima nel coro al Teatro dell’Opera, ho una esperienza del Teatro d’Opera molto lunga e quotidiana con i più grandi direttori, registi e cantanti lirici di fama internazionale. Tutto questo mi ha preparato per debuttare da solista negli anni successivi direttamente in grandi produzioni di importanti teatri. Ero pronta affrontare tutte le difficoltà che mi si presentavano: Pronta a cantare anche in orari scomodi, cantare diversi repertori nello stesso periodo, sopportare ore di prove musicali o di scena molto lunghe, o anche difficili con direttori musicali o regista dal carattere complesso.

Fare beneficenza o mettersi a servizio anche dei meno abbienti
è dovere anche dei musicisti. Penso che sia giusto che ogni tanto teatro dedichi una recita a chi non può permettersi di pagare
in biglietto, così sarebbe sicuramente più apprezzata questa
fetta ancora troppo elitaria della musica

Il mio Livello si è alzato moltissimo, ovviamente, dopo aver cantato da solista al Teatro La Scala, perché lì si è aggiunta anche la pressione da prestazione che incute il teatro con tutta la sua filosofia del lavoro, di “grandezza”. Vorrei assolutamente poter migliorare ancora di più il mio livello di esperienza musicale, mi piacerebbe debuttare nuovi ruoli o comunque cantare i ruoli che mi adoro in altri Teatri. Mi piacerebbe molto lavorare in Germania, in Russia e in America, per arricchire la mia esperienza lavorativa anche della loro cultura dell’arte.

Ci sembra che l’Italia sia un paese molto musicale e l’arte italiana incorpori sia la bellezza della natura, sia gli aromi della vostra cucina favolosa, sia l’atmosfera accogliente di una grande famiglia, sia la grandezza dell’architettura classica. Sembra che in un tale ambiente l’anima non possa non cantare. Come si formava il tuo atteggiamento verso la musica, la sua percezione?

É una bellissima considerazione questa del mio bellissimo paese. È vero, non si può non cantare: da noi cantano anche i baristi mentre servono il caffè, o puoi trovare la vecchietta che canta mentre stende il bucato, o il contadino mentre semina, o la mia mamma, quando ero piccola, cantava mentre cuciva. Come potevo non cantare? È vitale la musica, è la compagna dei nostri sentimenti, sigilla e esalta le nostre emozioni, è il linguaggio universale per eccellenza, e senza di essa tutta la luce del sole non basterebbe ad illuminare l’anima.

Chi era vicino a te quando hai iniziato a cantare? Come la tua famiglia ti ha aiutato nel tuo percorso? Abbiamo già sentito che la tua mamma cuce abilmente gli abiti per te, il che è molto commovente. In che altro modo ti sostiene la tua famiglia?

I miei genitori mi aiutano tantissimo, da sempre, mio padre è il primo che appena lo chiamo, se ho bisogno di qualcosa, letteralmente scatta, prende l’auto, fa 1000 km e mi raggiunge all’istante. È sempre stato così disponibile, prima che fossi maggiorenne o se avessi avuto problemi a prendere i mezzi per qualche motivo, mi avrebbe accompagnato ovunque a fare i concorsi, le lezioni di canto, le opere studio in tutti i luoghi più sperduti in tutta Italia. Non mi ha mai negato neanche l’aiuto economico, finché non ho cominciato a guadagnare da sola le prima paghe. Appena ho potuto, con i primi contratti al Teatro dell’Opera ho restituito il suo aiuto. Anche se lui non voleva. Gli bastava averlo ripagato con mio successo di aver vinto un posto di lavoro sicuro, a tempo indeterminato, nel mio campo musicale che tanto amavo, un campo snobbato da tutti, perché con l’arte non si mangia! così è uso dire in Italia.

La tua famiglia è anche Nicola Marasco, come te lui viene dall’ambiente musicale accademico. Come il lavoro creativo congiunto influisce sui vostri rapporti? Quali significati unici nascono in tali relazioni? Deve essere meraviglioso incontrare una persona che è appassionata d’arte come te?

Nicola Marasco è un musicista eccezionale e la sua maestria è riconosciuta da tutti i musicisti che lo incontrano nel suo percorso di direttore d’orchestra e maestro correpetitor  al pianoforte. Un musicista molto preparato e molto serio nel suo lavoro, davvero di livello altissimo. La sua maestria è di fondamentale importanza per me, è il mio maestro e la mia fonte di ispirazione, mi stimola a migliorare sempre di più, come cantante, come musicista anche al livello culturale, e come persona nel lavoro e nella quotidianità.
È meraviglioso lavorare con lui e averlo incontrato nel mio cammino è una fortuna davvero grande.
La stima personale reciproca, il rispetto e la simpatia ci legano moltissimo e nutrono ogni giorno il nostro amore.

Noi siamo rappresentanti di due culture diverse ma grandi. In questo contesto è inevitabile la discussione su quale scuola musicale sia più forte, migliore, più moderna... Ma non è questo che conta oggi. È molto più importante scambiare esperienze e cercare punti di contatto per creare nuove opere belle che possono essere ascoltate in tutto il mondo. Che ne pensi?

Certamente non è importante distinguere quale sia la più forte, perché ogni cultura offre tanti spunti di riflessione per accrescere la nostra storia personale e poterla tramandare nella propria famiglia e diffonderla.

La musica è vibrazione ed ogni singola cellula del nostro
corpo ha una vibrazione propria. La musica che più ci è affine
non fa altro che accompagnare il ritmo e le frequenze
delle vibrazioni che più sono consone a quelle proprie
delle nostre cellule. Basta ascoltare, magari
chiudere gli occhi e lasciarci trasportare

Per questo è fondamentale scambiare le proprie esperienze con quella degli altri, viaggiare e vivere ogni giorno in luoghi diversi e persone nuove, per capire intanto che anche dall’altra parte del mondo ci sono persone meravigliose, come quelle che ho incontrato io a Novosibirsk e che porterò sempre nel cuore, e poi apprezzare che la musica come la intendiamo noi in Italia, ha lo stessa potenza comunicativa, e per tanto sicuramente si può godere in molti della stessa gioia e della stessa luce e vederla brillare nell’anima in armonia e sinfonia.

Sei d’accordo che gli artisti di successo devono scendere ogni tanto dal loro Olimpo e occuparsi di servizio a coloro che non possono permettersi un biglietto per la Scala?

Direi che questo è fondamentale, fare beneficenza o mettersi a servizio anche dei meno abbienti è dovere anche dei musicisti. Per questo penso che sia giusto che ogni tanto teatro dedichi una recita a chi non può permettersi di pagare in biglietto, così sarebbe sicuramente più apprezzata questa fetta ancora troppo elitaria della musica. Sarebbe bello che avesse abbastanza recite perché ne aprisse anche gratuitamente alcune.

Nella tua intervista hai detto che la società di oggi, soprattutto i bambini e i giovani, non sono sufficientemente formati per capire e apprezzare la musica classica. Dai un buon consiglio a insegnanti e genitori come sviluppare buon gusto musicale con piacere e amore perché non richieda tempo e fatica, ma al contrario, dia energia?

Siamo ormai bombardati dai social e da canali di diffusione musicale gratuiti o a basso costo, cominciare con l’ascolto, e poi stuzzicare la curiosità di ragazzi su alcuni dettagli sulle composizioni, o sulla storia dei brani, o sulle trame dell’opere, con collegamenti interdisciplinari con la storia, la letteratura, le arti figurative. Ma prima di tutto l’ascolto della musica, poi magari parlare o disegnare quello che più ci suscita nel profondo. La musica è energia vitale, basta offrirla e l’energia viene da sé. La musica è vibrazione ed ogni singola cellula del nostro corpo ha una vibrazione propria. La musica che più ci è affine non fa altro che accompagnare il ritmo e le frequenze delle vibrazioni che più sono consone a quelle proprie delle nostre cellule. Basta ascoltare, magari chiudere gli occhi e lasciarci trasportare. Poi sarà Lei, la Musica, a regalarci quello di cui abbiamo bisogno.